Stop ai paradisi fiscali per dire basta alla povertà

Isole Vergini Britanniche, Isole Cayman e Bermuda, ma soprattutto per l’Italia Olanda, Svizzera e Lussemburgo. Questi i primi sei paradisi fiscali al mondo secondo l’indice dei paradisi fiscali 2021 (“Corporate tax haven index”) pubblicato oggi da Tax Justice Network.

200 miliardi di euro di tasse all’anno che dovrebbe finire negli erari nazionali e invece si volatilizzano nei paradisi fiscali, privandoci di risorse preziose di cui tutti potremmo beneficiare. 

Il conto per l’Italia è salato: tra i 5 e i 7 miliardi di euro di mancato gettito annuo, per il 90% attribuibile a uno dei sei paradisi fiscali comunitari: Olanda, Belgio, Cipro, Irlanda, Lussemburgo e Malta, secondo i dati del ricercatore Gabriel Zucman (https://missingprofits.world/) e di Tax Justice Network

Un’elusione in larga parte legalizzata e in qualche modo “protetta” da Bruxelles, almeno fino ad oggi. 

A fine febbraio la Presidenza portoghese del Consiglio europeo ha annunciato l’approvazione del public country by country reporting (CBCR), l’obbligo per le imprese multinazionali di pubblicare fatturato, profitti e imposte pagate in ognuno dei paesi membri in cui operano. Si tratta di una misura di cui si discuteva da anni in Europa, volta a far emergere le pratiche di ottimizzazione fiscale delle multinazionali. 

Il governo italiano si espresso in maniera favorevole su questa misura di trasparenza e come Tax Justice Italia, crediamo che la lotta all’elusione fiscale debba ritornare al centro dell’azione del governo. Gli ultimi dati sulla crescita della povertà assoluta (5.6 milioni di italiani, oltre 1 milione di persone in più) rendono ineluttabile dare una risposta a questa piaga che oltre ad erodere la capacità dello Stato di raccogliere risorse e di finanziare lo stato sociale, consente alle multinazionali di beneficiare di un vantaggio competitivo sulle imprese domestiche, un problema particolarmente sentito nel nostro paese.

Per tanto chiediamo al governo italiano di: 

  1. Transparenza fiscalità delle multinazionali:
  2. Richiedere la pubblicazione dei country-by-country reports da parte di tutte le aziende partecipate, ove queste operino in più paesi; 
  3. Assumere un posizionamento ambizioso nella negoziazione del country by country report che ci sara’ nei prossimi mesi in Europa sulla proposta di direttiva europea inerente al CBCR pubblico. Promuovendo, in particolare, la disaggregazione dei dati CBCR a tutte le giurisdizioni in cui una multinazionale opera, non solo per gli stati membri.
  4. Imposta minima globale sul reddito delle imprese
  5. Introdurre un’ imposizione effettiva minima globale sui redditi delle imprese, paese per paese, sul modello americano e con un’aliquota non inferiore al 21%, per assicurarsi che tutte le multinazionali italiane siano tassate in tutti i paesi in cui operano.
  6. Rimuovere l’incentivo fiscale italiano del Patent Box, considerato nel Corporate Tax Haven Index come indice di fiscalità aggressiva.

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