a gangemii
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Premesse la mia stima e rispetto per le forze dell' ordine, le forze armate
e per la guardia costiera, mi trovo costretto a scrivere con rammarico queste note sul trattamento ricevuto durante la vacanza a Praia a Mare (CS) dal personale della Guardia Costiera di Maratea (PZ).
Ho visto la motovedetta CP533 che faceva controlli di un natante a circa 150m dall’ isola di Dino che e’ un’isola (ahime’) abbandonata, disabitata e con accesso chiuso al pubblico da molti anni. Da notare che la zona di mare compresa tra la punta est dell’ isola e la spiaggia e’ zona di ormeggio delle imbarcazioni private che e’ gestita da vari stabilimenti balneari e di custodia nautica.
Ho pensato che fosse un controllo di routine e mi sono anche rallegrato dal momento che dal 2014 (anno in cui ho acquistato la mia prima barca ) ad oggi non ho mai visto una motovedetta della Guardia Costiera nelle vicinanze di quest’isola.
Ancoro a circa 30-40 metri dal versante sud dell’ isola per consentire ai miei due bambini di nuotare dalla barca alla “grotta del leone” e vengo approcciato a breve dalla motovedetta CP 533. Un membro si affaccia dalla prua della motovedetta e mi chiede di fornire “i documenti” all’ interno di un retino da pesca che tiene per il manico e di spostarmi a 150 metri dall’ isola. Mi sposto prontamente ed alcuni minuti dopo la motovedetta si accosta alla mia piccola imbarcazione di 4.70m senza esporre alcun parabordo. Quando faccio notare ad uno dei membri dell’ equipaggio la mancanza di parabordi il comandante al timone della motovedetta rimbrotta i suoi subordinati di fronte ai miei bambini con un commento che poco si addice ad un ufficiale e ancor meno ad un pubblico ufficiale e che non mi sembra il caso di scrivere per esteso. Ci guardiamo increduli. I bambini a questo punto sono spaventati e chiedono cosa stia succedendo.
Alche’ un altro membro della motovedetta CP 533 mi dice ”quando puo’ venire a Maratea?” Quando chiedo cortesemente spiegazioni mi viene detto che ho ancorato a meno di 150 metri dalla “costa” (l’isola abbandonata, disabitata e con accesso proibito al pubblico) e che devo recarmi alla capitaneria di porto per ritirare il verbale perche’ l’equipaggio della motovedetta “ha finito il blocchetto dei verbali a bordo”. Dice che se preferisco mi si puo’ spedire il verbale a casa ma che le spese di notificazione per posta saranno “a mio carico”.
Chiedo cortesemente indicazioni su come raggiungere la capitaneria e mi si risponde di andare al “porto” di Maratea all’ orario convenuto.
Mi reco in macchina nello stesso pomeriggio al porto di Maratea e li’ trovo un ufficio della capitaneria chiuso. Chiedo informazioni ad un residente del paese e, finalmente, 45minuti dopo, riesco a trovare il ‘nuovo’ ufficio/caserma che si trova a circa due kilometri dal porto ed in direzione della stazione di Maratea!
L’ intero equipaggio e’ li’ in ufficio incluso questo giovane militare seduto dietro alla scrivania piu’ grande con un vistoso tatuaggio all’ avambraccio, vari braccialetti al polso e seduto con le gambe accavallate nella posizione a quattro che scopro essere “il comandante” .
Ho pagato il mio verbale senza nessuna obiezione il giorno dopo perche’ nonostante la mia buona fede ho commesso una infrazione basata sull’ignoranza delle norme ma come cittadino sento il dovere di suggerire al signor comandante della capitaneria di porto di Maratea un atto di riflessione sui modi, comportamenti e professionalita’ esibiti in queste circostanze che dubito abbiano contribuito ad aumentare il rispetto, l’ apprezzamento e la fiducia dei cittadini verso il prestigioso corpo che lui rappresenta.