Antonio M.
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Succede che la SS 647 che collega l’entroterra molisano alla costa, ricada, per un tratto, nel comune di Baranello. In questo tratto, dopo diversi chilometri di curve, c’è un rettilineo in cui è consentito sorpassare. Succede che i vigili urbani del comune, si posizionano con la loro apparecchiatura per il rilevamento della velocità alla fine del rettilineo, nascosti dietro le frasche, ad aspettare il malcapitato che passa ad una velocità superiore agli 80.
Qualche mese fa’ il malcapitato sono stato io. Facevo un giro tranquillo in moto, fino a quel rettilineo non avevo sorpassato, ma quando ho potuto l’ho fatto in sicurezza. Sono arrivato alla fine del rettileno a poco più di 100km/h (dopo un sorpasso ad un tir e due auto). Chi va in moto potrà capire che sei hai 140cv sotto il sedere e vuoi correre, alla fine di quel rettilineo ci arrivi almeno a 200 all’ora.
A notifica avvenuta decido ovviamente di pagare la multa, ma prima mi reco alla casa comunale a chiedere copia della certificazione attestanete la conformità dell’apparecchiatura di rilevamento della velocità e copia del verbale di controllo redatto e protocollato in data dell’accertamento della violazione.
La legge è molto chiara a riguardo. Oltre al collaudo annuale, gli utilizzatori di queste apparecchiature mobili hanno l’obbligo di testarle ad ogni utilizzo, di redigere un opportuno verbale e di protocollarlo il giorno stesso.
Arrivo al comune e provvedo a far protocollare la mia richiesta all’ufficio preposto. Attenzione a questa cosa: la porta dell’ufficio del protocollo era aperta e c’era la spola di alcuni operai di cantiere. Mi reco poi all’ufficio dei vigili urbani in cui trovo un vigile che mi informa di non sapere niente di multe, di fogli di collaudo ecc.. perché non è lui a occuparsi di multe. Gli faccio notare che dovrebbe solo accedere al protocollo dei vigili, ma non ne vuole sapere e mi invita a uscire e tornare quando c’è la “dottoressa che fa’ le multe” (parole sue).
Volendo essere maliziosi si potrebbe pensare che la dottoressa appartenga a personale esterno assoldato proprio per fare le multe.
Non avendo margine di discussione col vigile urbano, esco e mi reco alla Stazione dei Carabinieri proprio di fronte. Ho avuto il piacere di incontrare il comandante, persona squisita, disponibile e molto professionale. Messo a corrente della situazione, si prende la briga di andare al Comune. Entra in una stanza, mentre io l’aspetto nell’atrio. Dopo una diecina di minuti esce, mi rassicura e torna in Stazione portandosi dietro i miei ringraziamenti. Passano altri minuti, poi sbuca un ragazzotto in jeans e maglietta, calvo e tarchiato, con in mano la mia richiesta e si presenta come il sindaco di Baranello.
Va dal vigile urbano che fino a quel momento si era professato ignorante delle procedure e completamente estraneo ai fatti, entrano nell’ufficio del protocollo e chiudono la porta. Gli stessi operai di cantiere rimangono stupiti dalla circostanza insolita della porta chiusa dell’ufficio del protocollo.
Una ventina di minuti e sindaco e vigile urbano escono sorridenti, mentre a me è venuta in mente la scena del gatto e la volpe dopo che avevano sotterrato le monete di Pinocchio.
Alla fine mi viene data la fotocopia del collaudo dell’apparecchiatura svolta dall’azienda esterna e il documento della foto, ovvero un foglio di servizio recante la data del protocollo del giorno stesso e non la data dell’infrazione. I maliziosi potrebbero pure pensare che il foglio è stato preparato al momento. C’è anche scritto che “la postazione è resa ben visibile grazie al segnale raffigurante il vigile urbano” ma è una dicitura farlocca. Stanno nascosti come i ladri, con i pensieri immersi nei cellulari, ad aspettare che qualcuno superi gli 80, vi assicuro che li ho visti almeno altre 3 volte, come vi assicuro che non c’è nessun segnale nelle vicinanze dell’autovelox.
La multa per me era facilmente contestabile. Sta di fatto che impugnarla mi sarebbe costato quasi quanto pagarla e visto il livello dei giudici di pace italiani, è facile tirare le conclusioni